Qıvrım xırdaləçək (lat. Erigeron crispus)[1] - xırdaləçək cinsinə aid bitki növü.[2]
Qıvrım xırdaləçək (lat. Erigeron crispus) - xırdaləçək cinsinə aid bitki növü.
Planhigyn blodeuol o deulu llygad y dydd a blodyn haul ydy Amrhydlwyd yr Ariannin sy'n enw gwrywaidd. Mae'n perthyn i'r teulu Asteraceae. Yr enw gwyddonol (Lladin) yw Conyza bonariensis a'r enw Saesneg yw Argentine fleabane.[2] Ceir enwau Cymraeg eraill ar y planhigyn hwn gan gynnwys Cedowydd yr Ariannin.
Daw'r gair "Asteraceae", sef yr enw ar y teulu hwn, o'r gair 'Aster', y genws mwyaf lluosog o'r teulu - ac sy'n tarddu o'r gair Groeg ἀστήρ, sef 'seren'.
Planhigyn blodeuol o deulu llygad y dydd a blodyn haul ydy Amrhydlwyd yr Ariannin sy'n enw gwrywaidd. Mae'n perthyn i'r teulu Asteraceae. Yr enw gwyddonol (Lladin) yw Conyza bonariensis a'r enw Saesneg yw Argentine fleabane. Ceir enwau Cymraeg eraill ar y planhigyn hwn gan gynnwys Cedowydd yr Ariannin.
Daw'r gair "Asteraceae", sef yr enw ar y teulu hwn, o'r gair 'Aster', y genws mwyaf lluosog o'r teulu - ac sy'n tarddu o'r gair Groeg ἀστήρ, sef 'seren'.
Erigeron bonariensis is a species of Erigeron, found throughout the tropics and subtropics as a pioneer plant; its precise origin is unknown, but most likely it stems from Central America or South America. It has become naturalized in many other regions, including North America, Europe and Australia.[2][3][4][5]
Common names include flax-leaf fleabane, wavy-leaf fleabane, Argentine fleabane, hairy horseweed, asthma weed and hairy fleabane.[6]
Erigeron bonariensis grows up to 75 cm (29.5 in) in height and its leaves are covered with stiff hairs, including long hairs near the apex of the bracts. Its flower heads have white ray florets and yellow disc florets. It can easily be confused with Erigeron canadensis, which grows taller, and E. sumatrensis.[7]
It flowers in August and continues fruiting until the first frosts. It is instantly recognisable by its blue-green foliage, very narrow, undulate stem-leaves, and purple-tipped involucral bracts. It reproduces only by seed, which are easily blown and spread by wind.
Erigeron bonariensis is a rare alien in southeastern England, found along walls and in cracks in pavements and concrete driveways. It is widespread throughout Australia, where it thrives on roadsides, fallows, pastures, gardens, lawns, footpaths, parks, riparian vegetation, forest and wetland perimeters, waste dumps and disturbed grounds.[8][9]
Erigeron bonariensis is a species of Erigeron, found throughout the tropics and subtropics as a pioneer plant; its precise origin is unknown, but most likely it stems from Central America or South America. It has become naturalized in many other regions, including North America, Europe and Australia.
Erigeron bonariensis, rama negra, es una especie de Erigeron, hallada en trópicos y subtrópicos como maleza; su preciso origen nativo se desconoce, pero se supone de Centroamérica o de Sudamérica.
Crece como un arbusto redondo; y en verano se colorea de blanco; su anchura puede alcanzar 5 m; mantiene las hojas en invierno.
Prospera hasta en grietas del pavimento de concreto. Florece en agosto y continua fructificando hasta las primeras heladas. Es instantáneamente reconocible por su follaje azul verdoso, muy angosto, hojas onduladas, y brácteas del involucro púrpuras.
Erigeron bonariensis fue descrita por (L.) y publicado en Bulletin of the Torrey Botanical Club 70(6): 632. 1943.[1]
Erigeron: nombre genérico que deriva de las palabras griegas: eri = "temprano" y geron = "hombre viejo", por lo que significa "hombre viejo en la primavera", en referencia a las cabezas de semillas blancas mullidas y la floración temprana y fructificación de muchas especies.
bonarensis: epíteto geográfico que alude a su localización en Buenos Aires.[2]
Mata negra, cola de caballo, yerba carnicera, yuyo moro, vira vira, coniza, rabo de gato [1]
Erigeron bonariensis, rama negra, es una especie de Erigeron, hallada en trópicos y subtrópicos como maleza; su preciso origen nativo se desconoce, pero se supone de Centroamérica o de Sudamérica.
Vista de la planta Ilustración Inflorescencias En su hábitatConyza bonariensis, la vergerette de Buenos Aires, est une plante herbacée de la famille des Astéracées. Elle est considérée comme une espèce invasive en Europe.
Erigeron bonariensis pousse jusqu'à 75 cm de hauteur et ses feuilles sont couvertes de poils raides, y compris des poils longs près du sommet des bractées.
Cette adventice fleurit en août et continue sa fructification jusqu'aux premières gelées. Ses fleurettes ligulées sont blanches et jaunes.
Elle est immédiatement reconnaissable à son port érigé, son feuillage vert, ses feuilles ondulées très étroites, et ses bractées en pointe. Elle peut facilement être confondue avec Conyza canadensis, qui est plus grande, ou Conyza albida.
Conyza bonariensis, la vergerette de Buenos Aires, est une plante herbacée de la famille des Astéracées. Elle est considérée comme une espèce invasive en Europe.
La Saeppola di Buenos Aires (nome scientifico Conyza bonariensis (L.) Cronq., 1943; o anche Erigeron bonariensis L.) è una pianta erbacea, annuale a piccoli fiori, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Il nome del genere (Conyza) deriva dal greco konops (= pulci), o konis (= polvere), alludendo alla polvere ricavata dalla pianta essiccata e utilizzata per respingere gli insetti indesiderati. Il nome della specie (bonariensis) indica il luogo d'origine di queste piante.
Il genere di questa pianta è stato definito dal botanico Christian Friedrich Lessing (1809-1862) in una pubblicazione del 1822. Mentre quello specifico è stato assegnato alla pianta dal naturalista svedese Carl von Linné (1707 – 1778); ma è il botanico americano Arthur J. Cronquist (1919–1992) che ne ha studiato a fondo le caratteristiche e i cui risultati sono stati pubblicati nel 1943.
Gli inglesi chiamano questa pianta con il nome di Asthmaweed ma anche Argentine Fleabane; i francesi la chiamano érigéron crépu oppure Conyze de Buenos Aires; i tedeschi: Sudamerikanisches Berufskraut.
Gli individui di questa specie normalmente sono alti da 10 a 60 cm, ma in America (luogo di origine) possono arrivare fino a 100 – 150[1] cm di altezza. La forma biologica della specie è terofita scaposa (T scap) : ossia è una pianta annuale con fusto allungato e poco foglioso.
Radici secondarie da rizoma.
Il fusto è eretto o ascendente, striato e ramificato in altro; la superficie si presenta con peli appressati misti a qualche pelo patente.
Le facce delle foglie sono pubescenti con peli ispidi; il margine è grossolanamente dentato (ma a volte si presenta anche intero); sono uninervie e hanno un apice acuminato. Il colore del fogliame in certi individui può essere verde con riflessi bluastri.
L'infiorescenza è composta da singoli capolini terminali disposti a pannocchia o a racemo (raramente a corimbo). La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae : un peduncolo sorregge un involucro formato da più squame che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (in questo caso atrofizzati) e quelli interni tubulosi (in questo caso sono anche esterni).
L'involucro è cilindrico o piriforme, lievemente tozzo. Le squame sono ispide e sono disposte in 2 serie sovrapposte in modo embricato; quelle esterne (quindi le inferiori) sono di colore verdolino – violaceo e a forma lanceolata; quelle interne (quindi le superiori) sono più brevi e lineari ed hanno un colore più violaceo. Il ricettacolo è piano. Dimensioni dell'involucro: lunghezza 3,5 – 5 mm, diametro 5 mm; diametro del ricettacolo : 3,5 mm.
I fiori sono tetra-ciclici (calice – corolla – androceo – gineceo), pentameri e attinomorfi. In questa specie i fiori ligulati non sono presenti; mentre i tubulosi sono bianco – giallastri.
In generale i caratteri morfologici dei fiori di queste piante possono essere così riassunti:
Il frutto è un achenio secco e deiscente di colore marrone pallido con un pappo formato da 15 – 25 setole bianco – rossastre (inizialmente sono bianche). Il pappo ha la funzione di disperdere col vento i semi della pianta. La diffusione di questa pianta è facilitata anche dall'enorme numero di semi prodotti da ogni individuo (forse 200.000 e più) e dalla loro leggerezza. Dimensione del frutto: 1 – 1,5 mm; dimensioni delle setole: 3,4 mm.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:
Le famiglia delle Asteraceae (o Compositae, nomen conservandum) è la famiglia vegetale più numerosa, organizzata in oltre 1000 generi per un totale di circa 20.000 specie.
La Conyza bonariensis appartiene al genere Conyza che comprende 40 - 50 specie molte delle quali sono di origine americana, mentre le altre sono originarie del Vecchio Mondo (europee, asiatiche e africane); 3 sono le specie proprie della flora italiana.
Il genere appartiene alla sottotribù Conyzinae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Astereae[2]); gli esatti rapporti filogenetici con gli altri generi di questo raggruppamento, in particolare con i generi Erigeron, Aphanostephus e Leptostelma, sono tuttora oggetto di controversie.[3]
In effetti secondo gli attuali orientamenti della comunità scientifica, nelle ultime checklist della flora spontanea italiana[4] il nome scientifico accettato di questa specie è: Erigeron bonariensis L..
Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):
Sono indicati due possibili ibridi interspecifici:
Conyza bonariensis può essere indicata con nomi diversi. Il seguente elenco indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Le tre sole specie presenti in Italia sono abbastanza simili tra di loro e differiscono per particolari non molto evidenti.
Per l'agricoltura e per il pascolo questa pianta è considerata invasiva in quanto si propaga facilmente togliendo terreno ad altre piante più nutritive ed utili.
Nelle zone di origine (Sudamerica), questa pianta è conosciuta per le sue proprietà decongestionanti (diminuisce l'apporto sanguigno in una data parte del corpo), cicatrizzanti (accelera la guarigione di ferite) e diuretiche (facilita il rilascio dell'urina).
La Saeppola di Buenos Aires (nome scientifico Conyza bonariensis (L.) Cronq., 1943; o anche Erigeron bonariensis L.) è una pianta erbacea, annuale a piccoli fiori, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Conyza bonariensis é uma espécie de planta alimentícia não convencional do gênero Conyza, pertencente a família Asteraceae.[1] Com freqüência, elas infestam pomares, vinhedos e outras culturas, como milho, soja e algodão e, também, culturas forrageiras, pastagens e áreas não-cultivadas. É conhecida pelo nome vulgar avoadinha-peluda.
É nativa da América do Sul e ocorre de forma abundante na Argentina, no Uruguai, no Paraguai e no Brasil. Neste, sua presença é mais intensa nas regiões Sul, Sudeste e Centro-Oeste. Ela também está presente na Colômbia e na Venezuela, onde infesta lavouras de café.
Atualmente tem apresentado problemas em seu controle quimico pelo fato de ocorrência de biótipos resistentes a herbicidas, principalmente ao glifosfato. Métodos alternativos de controle vem sendo pesquisados em diversos locais do Brasil e do mundo. Sabe-se que para evitar tal problema o mais aconselhável é a rotação no uso de herbicidas ou ainda a mistura de produtos, misturando assim principios ativos e assegurando-se do controle.[2]
Exemplar de Conyza bonariensis em desenvolvimento em monocultura de trigo
Conyza bonariensis é uma espécie de planta alimentícia não convencional do gênero Conyza, pertencente a família Asteraceae. Com freqüência, elas infestam pomares, vinhedos e outras culturas, como milho, soja e algodão e, também, culturas forrageiras, pastagens e áreas não-cultivadas. É conhecida pelo nome vulgar avoadinha-peluda.
É nativa da América do Sul e ocorre de forma abundante na Argentina, no Uruguai, no Paraguai e no Brasil. Neste, sua presença é mais intensa nas regiões Sul, Sudeste e Centro-Oeste. Ela também está presente na Colômbia e na Venezuela, onde infesta lavouras de café.
Atualmente tem apresentado problemas em seu controle quimico pelo fato de ocorrência de biótipos resistentes a herbicidas, principalmente ao glifosfato. Métodos alternativos de controle vem sendo pesquisados em diversos locais do Brasil e do mundo. Sabe-se que para evitar tal problema o mais aconselhável é a rotação no uso de herbicidas ou ainda a mistura de produtos, misturando assim principios ativos e assegurando-se do controle.
Exemplar de Conyza bonariensis em desenvolvimento em monocultura de trigo