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Geranoaetus melanoleucus ( Italian )

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L'aquila blu cilena, detta anche aquila poiana pettonero (Geranoaetus melanoleucus Vieillot, 1819) è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi; la specie è endemica dell'America del Sud, dove vive in ambienti aperti. A volte la specie è stata inserita all'interno del genere Buteo.[2][3][4]

Descrizione

Geranoaetus melanoleucus è un uccello rapace diurno della lunghezza di 62–76 cm e con un'apertura alare di 149–200 cm.[3] Il dimorfismo sessuale accentuato ha permesso di riscontrare una notevole differenza di peso tra i generi: misurazioni effettuate in Cile hanno stabilito un peso compreso tra i 1670 e i 2608 g per i maschi e tra i 2381 e i 3170 per le femmine. Analogamente, la lunghezza dell'ala è stata misurata tra i 455 e i 492 mm negli individui maschi e tra i 513 e i 565 mm in quelli femmina.[5]

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Maschio adulto di Geranoaetus melanoleucus in cattività.

L'aquila cilena è facilmente distinguibile per il suo aspetto possente. La coda, corta in comparazione con la lunghezza del corpo, è di colore nero, con le punte tendenti al bianco. La parte superiore è di colore nero o marrone opaco, mentre le penne coprenti sono grigio-cenere e nere; le penne remiganti sono invece più scure, e presentano strisce grigiastre. Il colore della gola, grigio, diventa nero sul petto, dove spesso sono presenti alcune macchie biancastre; l'addome e la parte inferiore del petto sono di colore bianco intenso. Gli occhi sono castani; sul becco nero è presente un ispessimento cartilagineo giallo. Le zampe sono gialle.[4] Oltre che per le maggiori dimensioni la femmina si distingue per il colore rossiccio delle penne coprenti secondarie e sopracaudali e per una colorazione leggermente più scura.[5]

Negli individui giovani il piumaggio ricorda quello di un'altra specie, la poiana nera maggiore (Buteogallus urubitinga).[6] Le parti superiori del corpo sono di colore marrone scuro, a volte quasi nero, e non presentano macchie chiare sulle ali. La parte inferiore è bianca o giallo chiara, con evidenti striature scure sul petto e linee nerastre su ventre e cosce. Gli esemplari immaturi impiegano 4-5 anni ad assumere un completo piumaggio adulto.[3]

Gli individui della specie sono uccelli piuttosto silenziosi, limitandosi ad emettere qualche verso in volo o nelle vicinanze del nido;[7] i versi emessi in volo sono stati descritti come una serie di guaiti striduli del tipo “keh-keh-keh-keh-keh”.[8]

Biologia

L'aquila cilena vive in terreni montuosi o collinari con vegetazione rada, pascoli o, nella parte merisionale del suo areale, in foreste di Nothofagus; in questi ambienti trascorre gran parte del tempo planando sulle correnti ascensionali in cerca di prede. La sua natura richiede la presenza di vasti territori con un habitat adatto; a nord dell'areale, per esempio, la zona dei páramos offre in genere il secondo requisito ma non il primo, al punto che la specie è stata osservata solo nelle grandi macchie boscose di tali ambienti, come nel Páramo di Frontino.[9] La specie è più comune a quote comprese tra i 1500 e i 4600 m s.l.m., e raramente si spinge a quote inferiori.[3]

La sua attività è più accentuata tra metà mattina e pomeriggio, quando gli individui cercano luoghi che offrono le migliori condizioni di volo, soprattutto nelle zone a nord e ad ovest di pendii e creste.[10] Apparentemente, l'interesse principale in questi frangenti consiste nel volo e nella ricognizione; l'aquila cilena sembra ignorare i luoghi dove il cibo è più abbondante o facilmente cacciabile per abbandonarsi, da sola o in coppia, allo sfruttamento delle correnti d'aria.[3]

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Esemplare adulto in volo

La dieta di questo carnivoro consiste principalmente in mammiferi; una specie introdotta, il coniglio europeo, sembra essere diventato la preda principale. In questo contesto la poiana-aquila pettonero si rivela utile agli agricoltori, contribuendo ad evitare l'espansione numerica di un animale capace di recare molti danni alle colture. Tra le specie native il degu e la moffetta dal naso di porco costituiscono prede importanti. La dieta è completata occasionalmente da alcuni uccelli, tra i quali figurano specie carnivore, come la civetta delle tane, e altre più grandi come il guan e il tinamo del Cile; il rapace si nutre anche di grandi squamati, e se necessario anche di artropodi e di carogne. Pur non aggressiva in circostanze normali, l'aquila cilena è capace di attaccare l'essere umano se considera in pericolo sé stessa o la sua prole.[3][5][11] Può competere con il più grande condor delle Ande per la disputa delle carogne.[12]

Il periodo riproduttivo si estende durante tutto l'anno in Ecuador, ma si riduce nelle altre zone dell'areale: in Cile le osservazioni riportano la sua durata da agosto a settembre, in Colombia da aprile a luglio, e in Perù i pulcini sono stati osservati a maggio. Il corteggiamento avviene attraverso lunghi voli, durante i quali il maschio si dispone parallelamente, e a volte vola al di sopra della femmina.[5] La nidificazione avviene principalmente sui picchi rocciosi; qualora questi non fossero disponibili può avvenire anche su alberi alti o su cactus. Il nido è composto da steli secchi e privati di foglie di specie erbacee o arbustive;[13] di norma la poiana-aquila pettonero non riutilizza il nido usato nella precedente stagione ma preferisce costruirne uno nuovo, anche a poca distanza da quello vecchio.[5]

Le osservazioni contrastano riguardo al numero delle uova deposte e alla loro morfologia: per alcuni zoologi nel nido si possono trovare da 1 a 3 uova di colore bianco con macchie marrone chiaro, mentre altri hanno riscontrato nei nidi la presenza costante di 2 uova di colore bianco immacolato. La cova dura 30 giorni, al termine dei quali, in media, solo la metà arriva alla schiusa (il rapporto è di un pulcino per nido); i piccoli abbandonano il nido dopo 6 o 7 settimane, mentre la maturità sessuale arriva al terzo anno di vita.[5]

Distribuzione e habitat

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Areale di Geranoaetus melanoleucus

L'aquila cilena è endemica dell'America del Sud. Una delle due sottospecie individuate, G.m.australis, è diffusa sulle Ande, dal Venezuela meridionale alla Terra del Fuoco, passando per la Colombia centro-orientale, l'Ecuador, il Perù, la Bolivia orientale, l'Argentina e il Cile. Al di fuori della zona andina l'areale della seconda sottospecie, G.m.melanoleucus, si estende nell'Argentina orientale, in Uruguay, in Paraguay e nel Brasile meridionale.[4]

Il suo habitat naturale è costituito dai grandi terreni aperti, preferibilmente con rilievi rocciosi montani o collinari; raramente la specie è stata avvistata in territori pianeggianti.[14] Non ama le zone umide e ricche di vegetazione, come le pendici orientali boscose delle Ande, nelle quali è praticamente assente;[8] ama al contrario le zone con bassa vegetazione, dove è in grado di cacciare le sue prede con maggiore facilità. Alcuni autori hanno riferito la tendenza a nidificare in luoghi vicini a corsi o specchi d'acqua; l'osservazione non è però stata confermata dalla maggioranza degli studiosi che si sono occupati della specie.[5]

Tassonomia

Il nome scientifico deriva per la prima parte dai termini greci γέρανoς (géranos = gru) e ἆετός (aetós = aquila); il nome del genere ha quindi il significato di “aquila-gru”, probabilmente a causa della colorazione grigia delle ali e del verso stridulo della specie prima classificata in esso, G. melanoleucus.[15] La seconda parte del binomio scientifico è una composizione dei termini μέλαν (mélan = nero) e λευκός (leukós = bianco),[16] ed è con ogni probabilità riferita al contrasto di colori del corpo visibile dal basso.

Sono state identificate due sottospecie:[3]

  • Geranoaetus melanoleucus melanoleucos (Vieillot, 1819)
  • Geranoaetus melanoleucus australis (Swann, 1922)

Note

  1. ^ (EN) BirdLife International 2012, Geranoaetus melanoleucus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Luiz Fernando Salvador jr. et alii, Observations of a nest of the Black-chested Buzzard-eagle Buteo melanoleucus (Accipitridae) in a large urban center in southeast Brazil, in Revista Brasileira de Ornitologia-Brazilian Journal of Ornithology, vol. 16, n. 2, 2008, pp. 125-130.
  3. ^ a b c d e f g Bierregaard, p. 175.
  4. ^ a b c Blake, pp. 319-320.
  5. ^ a b c d e f g (ES) Jaime E. Jiménez e Fabián M. Jaksić, Historia natural del águila Geranoaetus melanoleucus: una revisión, in El Hornero, vol. 13, n. 2, 1990, pp. 97-110.
  6. ^ (EN) Dean Amadon, Comparison of Fossil and Recent Species: Some Difficulties, in Condor, vol. 65, n. 5, pp. 407-409, DOI:10.2307/1365146.
  7. ^ Ridgely e Greenfield, p. 92.
  8. ^ a b Schulenberg et alii, p. 104.
  9. ^ (EN) Niels Kaare Krabbe, Pablo Flórez, Gustavo Suárez, José Castaño, Juan David Arango e Arley Duque, The birds of Páramo de Frontino, Western Andes of Colombia, in Ornitologia Colombiana, vol. 4, 2006, pp. 37-48.
  10. ^ I versanti occidentali andini ricevono spesso durante il giorno i venti provenienti dall'Oceano Pacifico; si presume che questo fenomeno generi migliori correnti ascensionali per l'attività dei rapaci. Analogamente nell'emisfero australe i versanti settentrionali sono quelli scaldati dal sole di mezzogiorno. (EN) Jaime E. Jiménez e Fabián M. Jaksić, Behavioral ecology of grey eagle-buzzards, Geranoaetus melanoleucus, in central Chile, in Condor, vol. 91, 1989, pp. 913-921.
  11. ^ (ES) Ana Trejo, Marcelo Kun e Susana Seijas, Dieta del Águila Mora (Geranoaetus melanoleucus) en una transecta oeste–este en el ecotono norpatagónico, in Hornero, vol. 21, n. 1, 2006, pp. 31-36.
  12. ^ (EN) A. Lieberman, J. V. Rodríguez, J. M. Paez e J. Wiley, The reintroduction of the Andean condor into Colombia, South America: 1989–1991, in Oryx, vol. 27, n. 2, 1993, pp. 83-90.
  13. ^ (EN) Peter Schoonmaker, Observations on the nesting of the black-chested buzzard-eagle(Geranoaetus melanoleucus) in Peru, in Condor, vol. 86, n. 2, 1984, pp. 221-222.
  14. ^ (EN) F. Hiraldo, J. A. Donazár, O. Ceballos, A. Travaini, J. Bustamante e M. Funes, Breeding biology of a grey eagle-buzzard population in Patagonia, in The Wilson Bulletin, vol. 107, n. 4, 1995, pp. 675-685.
  15. ^ Farieta, p. 69.
  16. ^ Farieta, p. 98.

Bibliografia

  • (EN) Richard O. Bierregaard, 170. Black-chested Buzzard-Eagle, in Josep del Hoyo, Jordi Sargatal e Andrew Elliot (a cura di), Handbook of the Birds of the World. Volume 2: New World Vultures to Guineafowl, Lynx Edicions, 1994, ISBN 978-84-87334-15-3.
  • (EN) Emmet Reid Blake, Manual of Neotropical Birds, Band 1, University of Chicago Press, 1977, ISBN 978-0-226-05641-8.
  • (ES) Alejandro Farieta, Diccionario de los nombres de las aves de Colombia: origen y uso, Universidad El Bosque, 2011, ISBN 978-958-99201-1-4.
  • (EN) Robert S. Ridgely e Paul J. Greenfield, The Birds of Ecuador: Field Guide, Cornell University Press, 2001, ISBN 978-0-8014-8721-7.
  • (EN) Thomas S. Schulenberg, Douglas F. Stotz, Daniel F. Lane, John P. O'Neill e Theodore A. Parker III, Birds of Peru: Revised and Updated Edition, Princeton University Press, 2010, ISBN 978-1-4008-3449-5.

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